Scritto da Angela Munari
Il Wellness nella Storia
A Venezia tra XV e XIX secolo
Al termine benessere diamo spesso una collocazione spazio temporale contemporanea, considerando questo “stato” una conquista degli ultimi decenni, o al massimo, andando indietro nei secoli una dimensione “classica”, con la visione iconica della bellezza fisica greco romana e del termalismo monumentale. Ma siamo certi che le cose siano andate proprio così? Che nei secoli non siano state cercate e trovate altre risposte all’innato bisogno dello “star bene”?
Proviamo a rintracciarne la genesi e le principali soluzioni nella Venezia, e nei suoi dintorni, del passato.
Per comprendere la relazione tra salute, risorse naturali, clima, acqua e qualità della vita della città anfibia per eccellenza, dove ogni scelta ha costituito una sfida alla resilienza, bisogna partire da una parola chiave come equilibrio. Solo in pochi altri luoghi, l’ambiente, l’uomo e la polis si sono bilanciati e fusi con tanta armonia da contribuire a creare il mito della città “saluberrima”. Qui il “benessere” dei cittadini diventa ben presto un diritto, grazie a un’attenta organizzazione sanitaria incentrata sul concetto di tutela dell’intero “corpo” sociale, con un’ampia offerta per tutte le tasche.
Con l’Umanesimo e il Rinascimento, dopo secoli di mortificazioni, l’uomo torna ad essere l’indiscusso protagonista della Natura, il suo corpo è centro e proporzione di tutte le cose. La cura e la bellezza fisica si impongono come una necessità e un valore. La pratica del termalismo artificiale si diffonde così in molte città italiane ed europee, tra le quali Venezia, dove verso la fine del Quattrocento, si registra una presenza capillare di stufe, centri ispirati ai bagni turchi e alle terme romane con un carattere decisamente più erotico e meno monumentale.
L’offerta si concentra nell’area commerciale e finanziaria di Rialto, visto il continuo passaggio di mercanti, viaggiatori, turisti e di potenziali clienti. Gli spazi destinati ad accogliere le stufe sono articolati in pochi ambienti: la fornacetta, che ricorda l’hypocaustum delle terme romane, dove si riscalda l’acqua, lo spogliatoio, la sala con le vasche per i vapori e le stanze per il pernottamento. La gamma di servizi proposti dagli stufaioli o stuèri, è davvero ampia: massaggi, depilazioni, taglio e tintura dei capelli, prestazioni estetiche di vario tipo, compagnia femminile e non, concertini di musica, ristorazione, cure mediche e consigli farmaceutici.
Le stufe beneficiano spesso della consulenza di muschieri, i profumieri, il cui nome deriva da una secrezione di un particolare tipo di cervo, detta muschio, di aromatàri (erboristi), di speziali (farmacisti) e di saponeri (saponai), collocati con le loro botteghe per lo più nell’area realtina. L’arte della profumeria, intesa anche come aromaterapia, può infatti attingere da una vasta disponibilità di materie prime di origine animale e vegetale in arrivo dall’Oriente per la distillazione di acque mediche e per la fabbricazione di oli essenziali, paste profumate, saponi e cosmetici.
Sono centinaia i ricettari manoscritti e a stampa che circolano a Venezia tra Quattro e Settecento, in cui si propongono soluzioni di ogni tipo, che spaziano dalla cura del corpo ai bagni profumati, dalla produzione di saponi alla realizzazione di veleni contro pidocchi, cimici e piattole, dallo
sbiancamento dei denti a quello dei tessuti. Gli odori “soavi e utili”, gradevoli e beneficanti, giocano un ruolo centrale nella determinazione dello stato di benessere olfattivo dei veneziani, sempre in lotta contro esalazioni e difficoltà igieniche.
A questo scopo, vengono utilizzati diversi tipi di resine: il dragante, il laudano, il mastice, la mirra e lo storace. Quest’ultimo si presta nello a molti usi, come incenso, come infuso in acque rosate, come emolliente o come impiastro. Anche le piante, in forma di fiori, frutti, radici o cortecce, costituiscono gli ingredienti base di moltissime acque e paste profumate: garofani, rose, salvia, basilico, menta, noci moscate, zenzero, genziana, sambuco e le immancabili scorze d’arancia. Dai fiori si ricavano ottimi oli profumati. In alcuni ricettari è già descritta la tecnica dell’enfleurage, la preparazione degli oli essenziali attraverso l’estrazione a freddo.
Tra Sei e Settecento la Repubblica di Venezia rivede la funzione delle stufe, normandone i servizi in modo preciso e accentuandone il carattere medicale. Il nuovo termalismo artificiale viene quindi co-progettato da medici, architetti e artigiani, che insieme ridisegnano ambienti e apparecchiature complessi per bagni terapeutici, docciature e vasche a muro (semicupi). I trattamenti conquistano anche una dimensione “domestica”, grazie all’istallazione di docce fisse, e mobili, o di stufe armadio, dotate di sedute con incavi per l’appoggio della testa, di fornelli per la produzione di vapori caldo-umidi, di porte e finestre per la ventilazione e di termometri per il controllo costante della temperatura.
Negli stessi secoli la gamma dei servizi offerti dal termalismo artificiale si somma, nello Stato Veneto, a quelli del termalismo naturale. Infatti, nell’area dei Colli Euganei si concentrano storicamente i bagni più importanti, frequentati, fin dall’età romana, da un gran numero di villeggianti richiamati dalle benefiche proprietà delle acque minerali. Dalla Pianta generale degli alzati di tutte le fabbriche del 1789, contenuta nel trattato Dei bagni di Abano del medico Salvatore Mandruzzato, si evince l’articolazione, l’estensione e le dotazioni degli impianti balneari, che oltre ai locali per vasche e docce, contano numerosi alloggi, botteghe e osterie. Il che conferma l’attenzione della Serenissima alla ricettività turistica e alle conseguenti ricadute economiche.
Dopo la fine della Repubblica, già dal primo Ottocento e poi per tutto il secolo, Venezia differenzia la sua proposta turistica, promuovendosi come centro balneare marittimo. Lungo il Bacino di San Marco e lungo le rive dei principali canali sorgono veri e propri stabilimenti per le acque salse, dotati di svariati confort: locali idroterapici, piccole stanze in cui riposare, caffè e loggiati esterni dove prendere il sole e tuffarsi. I clienti più facoltosi possono anche affittare imbarcazioni per gli spostamenti in Laguna, attrezzate in modo simile alle piattaforme natanti.
Nella seconda metà dell’Ottocento la Venezia termale moltiplica costantemente il ventaglio di offerte, strutturando veri e propri pacchetti turistici per diverse tipologie di clienti. Alberghi e locande alla moda accolgono ospiti sempre più esigenti, alla continua ricerca di benessere, forma fisica e nuove esperienze. Venezia riscopre così la funzionalità del Lido e la sua potenziale vocazione balneare. Dopo alcuni riscontri, la Società dei Bagni di Lido avvia la costruzione del Grand Hotel des Bains, lo storico albergo destinato ad aprire la strada alla villeggiatura marina internazionale.
Angela Munari
Storica e bibliotecaria presso la Fondazione Querini Stampalia di Venezia.
Laureata in Storia economica e sociale presso l’Università Ca’ Foscari Venezia e specializzata in Archivistica e biblioteconomia presso l’Università La Sapienza di Roma.
Dal 2004 lavora presso la Fondazione Querini Stampalia, come bibliotecaria, conservatrice del fondo librario antico e co-curatrice delle attività educational. Dal 2006 al 2019 è stata conservatrice a contratto del Gabinetto di stampe e fondo librario antico dell’Accademia di Belle Arti di Venezia. Dal 2009 collabora al progetto “Atlante Veneto, coordinato in partnership dalla Regione del Veneto (Direzione Beni culturali), Segretariato regionale e dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche, nell’ambito della formulazione degli standard catalografici per la cartografia. E’ stata presidente dell’Associazione Italiana Biblioteche del Veneto, dal 2015 al 2019. Dal 2018 è membro delle Commissioni per la grafica e la cartografia dell’Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle Biblioteche Italiane. Dal 2021 è Consigliera nel CDA della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.
Negli anni ha curato diverse mostre e cataloghi di mostre sulla storia sociale di Venezia.
Tra le altre pubblicazioni e collaborazioni: Le “Memorie” di Lodovico Manin, 1796-1802 in Al servizio dell’ “amatissima patria”, a cura di Dorit Raines, Venezia, Marsilio, 1997; Prime luci della stampa. Catalogo degli incunaboli delle biblioteche del Polesine, a cura di Pierluigi Bagatin, Treviso, Antilia, 2002; Alla speranza delle Belle Arti. Il fondo camaldolese di S. Michele di Murano nella biblioteca dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, in San Michele in Isola. Isola della conoscenza.Ottocento anni di storia e cultura camaldolesi nella laguna di Venezia, a cura di Paolo Eleuteri, Torino, UTET, 2012; Dalla materia metallica al pensiero,in Bruno Starita.Maestri. Accademia Belle Arti di Napoli, Napoli, Artem, 2013; I banchieri di “famiglia”: i Bonfil e i Querini di Santa Maria Formosa, in Venezia, gli ebrei e l’Europa 1516-2016, Venezia, Marsilio, 2016; La misura del Bello. La biblioteca dell’Accademia di Belle Arti di Venezia negli anni di Leopoldo Cicognara, in L’Accademia di Belle Arti di Venezia. L’Ottocento. Tomo I, a cura di N. Stringa, Crocetta del Montello, Antiga, 2016; Giacomo Quarenghi e l’Accademia di Belle Arti di Venezia, Cinesello Balsamo, Silvana editore, 2018; Venezia in festa, Venezia, Gambier&Keller, 2019
Riferimenti:
Alle fonti del piacere. La civiltà termale e balneare fra cura e svago, a cura
di Nelli-Elena Vanzan Marchini, Milano, Leonardo, 1999
Nelli-Elena Vanzan Marchini, Le Terme di Venezia, Ciso Veneto, Cierre, 2015
Sabrina Minuzzi, Sul filo dei segreti, Milano, Unicopli, 2016
Anna Messinis, Storia del profumo a Venezia, Venezia, Lineadacqua, 2018
Fonti:
Vitruvio, De architectura, Como, Gottardo da Ponte, 1521
Opera noua intitolata Dificio di ricette, Venezia, Giovanni Antonio & fratelli Nicolini da Sabio, 1532
Ricettario fiorentino di nuovo illustrato, Firenze, Vincenzo Vangelisti & Piero Matini, 1670
Mauro Soldo, Descrizione degl’instrumenti, delle macchine e delle suppellettili raccolte ad uso chirurgico e medico, Fidenza, 1766
Salvatore Mandruzzato, Dei bagni di Abano Terme, Padova, Giovambattista e figli Penda, 1789
Andrea Palladio, Le terme dei romani, replicate da Ottavio Bertotti Scamozzi, Vicenza, Giovanni Rossi, 1797